La legge è uguale per tutti. E’ vero, ma per la burocrazia diventa elastica: non è così rigida ed implacabile come per il cittadino.
Già dall’etimologia la burocrazia è un potere, il potere dell’ufficio, e quindi dell’ufficiale che lo detiene, che si erge impersonale di fronte al cittadino che potere non ha. Che armi ha il cittadino se entra in conflitto con la burocrazia? Nessuna arma. La burocrazia può diffidare ed imporre sanzioni, può multare, sequestrare beni, può mettere le ganasce, può pignorare se il cittadino è debitore nei suoi confronti. E’ un potere e lo esercita così come conviene. D’altra parte è nel giusto perché applica la Legge!
Se è il cittadino ad essere creditore della burocrazia, questa ha il potere di dilazionare i tempi a suo piacimento. Certo il cittadino può ricorrere alla Legge ma la burocrazia ha un’arma infallibile. E’ quella usata dai vecchi padroni quando un servitore si rivolgeva alla Legge: stanca l’avvversario! Prolungare i tempi del contenzioso (vista anche la lentezza della Giustizia) non solo esaurisce le finanze del cittadino ma anche la sua esistenza. A ciò si aggiunga che spesso le cancellerie dei tribunali chiedono ai ricorrenti se hanno ancora intenzione di continuare dopo tanti anni di attesa.
Se ciò non basta la burocrazia fa appello alla tollerante comprensione dei giudici e il cittadino muore, dopo trentacinque o quarant’anni di contenzioso, felice di sapere che ha lottato contro i mulini a vento.
Vittorio Pratola
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