9. GIUSTIZIA E BUROCRAZIA

Giustizia e burocrazia sono due termini astratti?  No, sono due termini concreti che camminano su delle gambe reali che fanno di tutto per non apparire e conservare la loro impersonalità!

La giustizia e la burocrazia, o meglio l’Amministrazione dello Stato, sono entità complesse, superindividuali, potremmo dire senza fisionomia, senza caratterizzazioni.

 La Giustizia non è la donna con la bilancia in mano e neanche la faccia severa del giudice che fa pensare a Minosse che “GIUDICA E MANDA SECONDO CHE AVVINGHIA”.  E’ un valore ideale, una forza misteriosa immutabile, identica a se stessa, fuori dal tempo e impersonale.  Non ha sentimenti, non soffre di simpatia o antipatia, è quella bilancia serena e impassibile che pesa tutti alla stessa maniera.  La Legge è uguale per tutti e la Giustizia è la sua oggettivazione.

 La burocrazia è una facciata, una facciata dietro cui tutto diviene evanescente e contemporaneamente implacabile e incombente, ma è la struttura dello Stato e quindi la sua essenza.  Senza burocrazia non esisterebbe lo Stato in quanto tale ed è la sua visibilità.

Ambedue sono la LEGGE!  Per questo ogni conflitto tra di loro non può sussistere.

Cerchiamo di chiarire:  la giustizia, attraverso i suoi organi, parla, sentenzia, decide e la sua sentenza è inappellabile.  Anche la burocrazia impone i suoi dictat e gli eventuali contenziosi con i cittadini sono rimessi ad un organismo che come essa è dello Stato.  Quando la Giustizia pretende di parlare con la Burocrazia è una voce che parla nel deserto, perché la Burocrazia non ha orecchi;  è come la Giustizia:  impersonale.

Tuttavia, come si è detto, camminano su delle gambe:  funzionari e giudici e sono questi che rendono le due istituzioni concrete e personali.   Le loro azioni diventano impersonali  perché sono la Legge.  E così si giustifica la non responsabilità del giudice, irresponsabilità che rivendicano legittimamente i burocrati e che alcune sentenze riconoscono.  Se l’Amministrazione dello Stato non ottempera ad un ordine della Magistratura non è perseguibile e sembra ingiusto far ricadere la colpa su un povero funzionario che sta facendo l’interesse dello Stato!  Le gambe però non hanno volto soprattutto quando commettono errori anche se contemporaneamente ridiventano persone quando devono premiarsi per quello che ritengono di aver fatto (il cosiddetto premio di produttività di molte amministrazioni dello Stato). Da qui l’indolenza e la tracotanza di certa burocrazia  e anche l’atteggiamento restio di certe sentenze del C.d.S. di irrogare penali pecuniarie perché potrebbe configurarsi il reato di danno erariale che ricade sui burocrati.

E la Giustizia?

Vittorio Pratola

Lascia un commento