8. La democrazia: il potere legislativo.

  Il potere legislativo è quello più fragile dei tre poteri legittimi della democrazia parlamentare, proprio per la sua origine.  I Parlamentari vengono eletti a suffragio universale, in teoria, ma in pratica gli effettivi partecipanti al voto scendono sempre più di numero con il passare delle legislature fino a non essere lontani dal cinquanta per cento degli aventi diritto.

   Gli elegibili sono proposti dai partiti che sostengono soprattutto alcuni di essi perché inseriti nella gerarchia di partito, utilizzando gli altri come  specchietti per le allodole, in  quanto debbono portare i voti di parenti ed amici. Nei partiti convergono gruppi con interessi diversi che, nella loro composizione variabile e contingente, vanno a costituire le maggioranze e le minoranze tra cui spartire il potere riservato a pochi che sono quasi sempre gli eletti o i mandanti degli eletti.  Ogni partito si ritaglia una fetta di potere che deve suddividere al suo interno e più sono i partiti più piccolo è lo spazio che possono occupare. In ogni caso la ridotta rappresentatività dei partiti si concentra nei vertici delle maggioranze che la condividono in parte con i vertici delle minoranze.  Tutti gli altri rappresentanti del Popolo sono elementi del gruppo che godono dei suoi privilegi ma non ne detengono il potere, perché svolgono la funzione di portavoce di quello che viene loro detto di dire.  Nel gruppo, come nel branco, la lotta interna tra chi detiene il potere e chi aspira a primeggiare non intacca la forza del gruppo stesso.  Altrettanto nei partiti la lotta tra i gruppi che si comportano come i componenti di un gruppo, non intacca e non diminuisce la loro forza complessiva che tuttavia resta quella che deriva loro dai suoi componenti.

   Nella società democratica parlamentare, visto il moltiplicarsi dei gruppi che si formano intorno a leaders che riescono a ritagliarsi uno spazio e un ruolo, l’effettivo potere di chi lo amministra risulta essere una minima parte dell’effettivo potere che emana dal popolo.  In altri termini, le maggioranze rappresentative sono minoranze molto esigue.  Consideriamo un partito di maggioranza relativa che abbia raggiunto il trenta per cento dei consensi elettorali in una consultazione elettorale in cui gli aventi diritto a votare siano soltanto il sessanta per cento.  Ha avuto il diciotto per cento dei voti, ma esulta e dichiara di essere espressione della volontà popolare.  Quale Popolo lo ha proclamato vincitore?   Con quali aspettative e con quali distinguo?

    Le maggioranze parlamentari si costituiscono attraverso i vertici dei partiti per cui la democrazia diventa una oligarchia.  Ciò non significa che poche persone detengano il potere, perché le maggioranze parlamentari debbono fare i conti continuamente con tutte le altre forze che coesistono nella società e che costituiscono centri di potere attivi a perseguire e a far valere i loro interessi.

   La funzione legislativa è quella che risente di più della precaria, variabile, contraddittoria composizione delle maggioranze che volta per volta debbono accontentare certi gruppi di potere a danno di altri, provocando gli attacchi delle minoranze che in tal modo possono aspirare a diventare maggioranza.

    Le leggi vengono promulgate ma hanno una vita sofferta e debbono tener conto di tanti compromessi che poi debbono essere interpretati dal potere giudiziario in relazione alle situazioni e agli equilibri delle forze in campo.   Leggi che così cambiano profondamente o che, in certi casi, non hanno incidenza o ripercussione nelle sentenze della magistratura.  Leggi con valore retroattivo o che hanno una vita brevissima, perché subito modificate.  La legge è uguale per tutti quelli che in quel momento storico la debbono subire nell’interpretazione contingente dei magistrati.

Vittorio Pratola.

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