9. La democrazia: il potere esecutivo.

Questo potere si caratterizza diversamente dagli altri due, perché è, in certo qual modo, una specie di sintesi di entrambi.

    Da una parte l’organo ufficiale del potere esecutivo è il Governo che come il potere legislativo subisce i condizionamenti che discendono dalla sua origine di carattere elettivo.  Essendo l’espressione di una maggioranza parlamentare può avere una vita più o meno breve ma sempre molto travagliata.  Tutte le contraddizioni di una maggioranza parlamentare che subisce le lotte interne dei gruppi che la compongono incidono continuamente sul suo operato.

     Da questo punto di vista l’organo esecutivo è costretto a modificare continuamente i suoi programmi operativi, per adattarli agli equilibri instabili della maggioranza che lo sostiene, ma non può disattendere completamente le pressioni delle minoranze.  Queste, per principio, sistematicamente (anche se per il Bene di tutti qualche volta sarebbe opportuno non sentirsi all’opposizione) stigmatizzano, spesso violentemente, l’operato dell’esecutivo, perché il loro obiettivo primario è quello di avere più consensi e quindi di  diventare maggioranza.  E’ l’aspetto più deleterio e più disonesto del comportamento dei politici del sistema democratico in cui ogni gruppo deve coagulare il malcontento delle minoranze a proprio vantaggio, indipendentemente dalla validità delle azioni e delle scelte della maggioranza.  Penosa diventa la rivendicazione che, di volta in volta, ciascuna parte fa  delle decisioni che apparentemente sembrano essere favorevoli alle masse.

  Da un’altra parte il potere esecutivo si configura nella burocrazia che ne è l’ossatura e la continuità.  Senza la burocrazia non può esercitarsi il potere dell’Esecutivo. 

   La Burocrazia è un potere che di fatto sfugge al controllo di tutti gli altri, prima di tutto perché non ha un’origine elettiva e soprattutto perché può trincerarsi dietro i Regolamenti che rendono attuabili i Decreti legislativi ed esecutivi, ma li condizionano nei tempi nell’esecuzione e nell’interpretazione che spesso stravolgono lo spirito che li  aveva ispirati.  La Burocrazia è la costante immutabile del potere esecutivo e non solo.  E’ come un’enorme palla di gomma che assorbe e smorza ogni tentativo di renderla dinamica e che ammorbidisce a suo piacimento la programmazione e l’esecuzione delle decisioni che deve rendere operative.

   La Burocrazia è un’entità superindividuale in cui i componenti possono qualche volta anche soccombere senza che essa ne risenta alcun danno.  E’ una macchina troppo grande e troppo complessa per temere che qualcuno la possa muovere o cambiare, perché è l’alter ego dei Poteri costituzionali.

   Malgrado il succedersi dei Governi, che subiscono le continue e innumerevoli variazioni delle maggioranze che li costituiscono e li sostengono, il potere esecutivo conserva una sua continuità e identità che gli viene dalla struttura burocratica. Questa non muta con il succedersi  dei governi e continua ad operare con quella logica ferrea che trae dai suoi regolamenti e dalle circolari interpretative delle leggi vigenti.  E’ tanto grande la forza della burocrazia che può resistere perfino al potere giudiziario e, in certi momenti storici e in particolari situazioni sociali, a divenire egemone, come la storia  ci insegna.  In questi casi è il potere esecutivo che diventa egemone e subordina a sé tutti gli altri poteri.

Vittorio Pratola

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