La terza idealità rivendicata e trasmessa alla democrazia dalla Rivoluzione Francese è la Fraternité, un principio a sua volta derivato dal messaggio cristiano: ama il prossimo tuo come te stesso.
Dove si parla di potere non c’è posto per la fratellanza. In democrazia il potere si esercita attraverso il gruppo, nel gruppo e tra i gruppi che in essa sono molteplici e tutti in competizione tra loro.
L’uomo è il più egoista degli animali, o forse è l’unico animale egoista ma l’egoismo non può esserci se manca la relazione umana, cioè la società. Un uomo solo su un’isola deserta non può essere egoista, perché non può competere né confrontarsi con un altro simile a lui. Gli animali competono fra di loro, ma accettano il proprio ruolo e non cercano il cambiamento. L’uomo ha bisogno della novità, guarda al futuro, sogna ciò che sarà nella sua irripetibile identità che deve affermarsi anche attraverso gli altri.
L’egoismo si manifesta fin dalla prima infanzia dal momento in cui il nuovo venuto al mondo cerca di diventare il centro dell’ambiente. Istintivamente il bambino piange quando ha un bisogno, un comportamento innato che si ripete se provoca l’eliminazione del bisogno ma che può anche venir meno se ciò non avviene. Nel primo caso, quando cioè la madre o chi per essa soddisfa il bisogno del bambino di mangiare o di essere pulito, dopo breve tempo, il bambino associa al pianto il venir meno del bisogno per cui al solo intervenire della madre, pur non essendo stato soddisfatto il bisogno, smette di piangere. Il pianto, in tal modo, può diventare uno strumento di pressione sugli altri per ottenere ciò che vuole.
Da questo punto di vista l’egoismo si manifesta come forza di condizionamento degli altri per il soddisfacimento dei propri bisogni, ma nella vita umana è molto di più. L’egoismo è il bisogno del confronto con gli altri e contemporaneamente il bisogno di uscire da sé: è bisogno di emergere e di differenziarsi dagli altri e, in tal senso, è la molla della storia, della civiltà. E’ “…ardore ch’io ebbi a divenir del mondo esperto e delli vizi umani e del valore” che Dante attribuisce a Ulisse che né l’amore per il figlio e per la moglie, né la pietà del vecchio padre poterono vincere. L’egoismo è il proiettarsi oltre se stesso, meraviglia della scoperta e insoddisfazione per quello che si è e per quello che si ha: e’ ambizione ma anche desiderio e speranza che si manifestano nel rapporto e nel confronto con gli altri per essere diversi e certamente più soddisfatti di sé.
Da un altro punto di vista, dove c’è egoismo non può esserci fratellanza che vuol dire sentirsi uguali agli altri, accettare e rispettare gli altri, considerare, come affermava Kant, l’umanità sempre come fine e mai come mezzo. Là dove si esercita il potere, l’altro è uno strumento per l’affermazione dell’egoismo individuale e quindi è diverso e soprattutto inferiore. La struttura piramidale del gruppo comporta di per sé la negazione della fratellanza, che implica l’uguaglianza di tutti e il riconoscimento della loro identità.
La fratellanza è la sublimazione, o meglio, l’idealizzazione di uno stato d’animo che non è un sentimento ma un’emozione che può essere anche di forte intensità ma è sempre di breve durata. Di fronte a tragedie umane, a sconvolgimenti naturali o a situazioni in cui uno o più uomini subiscono sofferenza e violenza, nasce questa emozione simpatetica in cui si opera una sorta di identificazione con l’altro o con gli altri. Non c’è più differenza, perché tutti si riconoscono, uguali, fratelli, ossia di potersi trovare nelle stesse situazioni.
Purtroppo questo stato d’animo non ha durata ed è soggettivo, individuale. Certamente, in
certi casi particolari, in certe determinate situazioni psicologiche , può diventare centralizzante e totalizzante, acquistando la forza di un ideale che annulla perfino l’istinto di sopravvivenza, l’istinto fondamentale della vita. La vita, infatti, è sempre lotta per la sopravvivenza. Basta pensare non soltanto alla vita vegetale dove ogni specie convive in competizione con le altre, ritagliandosi un suo spazio vitale e sfruttando quello delle altre, ma soprattutto a quello animale. All’interno della stessa specie vige la legge del più forte che riesce a sopravvivere determinando la morte dei più deboli, impedendo loro di nutrirsi, in certi casi, o addirittura uccidendoli direttamente, per non parlare della lotta per la riproduzione.
Come per le piante e gli animali, così avviene per l’uomo che è il più accanito difensore della propria vita.
Discendendo da uno stato d’animo, la fratellanza, ovvero il senso della fratellanza, non è né universale, né necessariamente presente sempre e in tutti gli uomini.
Prendiamo in esame l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e le conseguenti sofferenze dei civili per discutere della fratellanza.
Fratellanza implica compartecipazione, condivisione e sostegno a chi soffre, per cui le decisioni politiche degli Stati occidentali di intervenire anche con aiuti militari a favore dell’aggredito sofferente hanno trovato un forte sostegno nell’opinione pubblica emotivamente condizionata. Basta pensare alla grande partecipazione popolare ad inviare aiuti umanitari e ad offrirsi per accogliere i profughi.
Ma l’emozione è di breve durata e ben presto il perdurare della guerra e delle sue terribili conseguenze non crea più un’eco nelle coscienze individuali anche perché le sanzioni alla Russia cominciano a determinare effetti negativi sulla vita quotidiana degli altri popoli. Quando si avverte il pericolo di perdere qualcosa che si considera proprio, l’egoismo naturale riemerge e i problemi degli altri non sono più i propri: la fratellanza non ha più significato e rilevanza.
Ben lo sanno gli oppositori che accentuano le conseguenze negative dell’azione politica dei governanti fornendo alle coscienze individuali l’alibi e la giustificazione dei loro timori , ribaltando perfino la colpa della guerra e delle sue catastrofi: chi fornisce la armi agli aggrediti è colpevole delle ulteriori stragi che il continuare della guerra comporta.
Purtroppo la fraternité della Rivoluzione Francese resta un ideale molto astratto nelle cosiddette democrazie occidentali, nate sul potere del singolo uomo e che è diventato l’esercizio del potere dei gruppi nel loro continuo, costante scontro dei propri interessi.
Resta il fatto reale che la solidarietà presente in ogni consorzio umano, e quindi anche nella democrazia, si fonda sul sentimento che è strettamente individuale e pertanto attuata e perseguita da singoli individui che operano autonomamente. Quando subentrano le associazioni, le consorterie, i gruppi, prevalgono altri interessi in cui si perseguono finalità del tutto diverse da quelle dettate dai sentimenti. Per i partiti, in particolar modo, come per i sindacati, ma anche per tante istituzioni benefiche, altrimenti dette no profit, la solidarietà è uno strumento temporaneo e contingente per aumentare il consenso e quindi la forza contrattuale nell’agone democatico.
Vittorio Pratola
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