LA SECONDA REPUBBLICA”/”

4a puntata

Gli sviluppi tecnologici, l’evoluzione industriale, le conquiste salariali hanno favorito la diffusione del benessere economico e una sempre maggiore corsa al consumismo. Il tenore di vita, anche per le provvidenze sociali e gli interventi sempre più incidenti dello Stato, hanno incrementato il processo di livellamento e conseguentemente si è affievolito, fino ad annullarsi quasi completamente, il conflitto fra le classi.

Le rivendicazioni salariali, che precedentemente erano sostenute e unificate dal principio dell’equità sociale, sono diventate sempre più settoriali: ogni categoria ha cominciato a confrontarsi con le altre categorie e l’antagonista si è venuto man mano spersonalizzando nell’identificazione con lo Stato. La stessa politica dei Sindacati ha favorito questo sfaldamento del motivo trainante della lotta di classe, fino all’assurdo dello sciopero generale, ossia dello sciopero di tutti contro tutti, in cui tutti, ossia lo Stato, capitolavano facilmente e compiacentemente, accettando e giustificando tutte le richieste che continuavano a rincorrersi senza tregua. D’altra parte tale politica dei Sindacati era mera affermazione e richiesta di potere.

A parte le rivendicazioni contrattuali dei dipendenti dello Stato, infatti, anche quelle condotte contro i cosiddetti padroni e quindi contro il capitalismo borghese, comportava da parte dello Stato l’intervento mediatore, con conseguenti sgravi fiscali ed altri benefici a favore degli imprenditori che facevano le loro concessioni ai propri dipendenti, ottenendo, quale contropartita, gli interventi compensativi dello Stato.

Il ruolo dei partiti è venuto così scomparendo, in quanto la loro funzione è stata significativa fino a quando potevano proporre soluzioni diversificate dell’unico vero problema comune a tutti: la giustizia sociale. Questa, inizialmente, doveva essere realizzata salvaguardando interessi diversi e contrastanti e, soprattutto, salvaguardando le tensioni esistenti, senza giungere a stravolgimenti. Passato infatti il primo momento di euforia rivoluzionaria che avrebbe potuto portare a soluzioni diverse, il problema era quello di risolvere la nuova situazione attraverso compromessi che mantenessero il sistema politico e socio-economico. In tale clima la funzione dei partiti si è esplicata pienamente fino all’identificazione del loro complesso nello Stato.

Ma i tempi e le situazioni, come si è detto, sono cambiati.

Lo sfaldamento delle costruzioni del socialismo reale ha tolto, da una parte, l’ultima motivazione e ogni giustificazione ai miti rivoluzionari e dall’altra ha mostrato chiaramente l’inconsistenza della pretesa realizzazione di una giustizia sociale. Non è più necessario preoccuparsi di possibili rivoluzioni, di difendere o meglio combattere privilegi acquisiti, di organizzarsi ed impegnarsi per attuare trasformazioni sociali che abbiano una portata ed una rilevanza globale. Sono venute meno, in altri termini, le direttrici di comportamenti orientati a perseguire delle finalità trascendenti l’utile immediato del singolo e con esse le sollecitazioni interiori, le motivazioni comuni (o almeno tali da apparire unificanti gli interessi di più individui), che permettono un impegno di collaborazione e di aggregazione di essi.

 Si parla di crisi del nostro tempo, di crisi di valori, di crisi delle coscienze, ma in effetti mancano delle motivazioni in cui i singoli possano vedere salvaguardati i propri interessi particolari e contemporaneamente possano non sentirsi egoisticamente chiusi in essi. E’ una forma psicologica di autogiustificazione per uscire dal proprio piccolo mondo soggettivo e sentirsi partecipi di un gruppo, di una comunità.

Montesquieu diceva che nell’ipotetico stato di natura l’uomo ha paura, è debole e prende la sua forza dal branco, nella società.

 Il singolo, in effetti, tende a fuggire di fronte alle difficoltà e di fronte ai pericoli: diventa forte, diventa aggressivo quando si sente inserito in un gruppo, quando può prendere iniziative perché si sente protetto. E allora tutto è lecito, tutto è possibile, contro la legge, contro la morale, contro tutto e contro tutti.  Abbiamo esempi e conferme di ciò da esperienze di tutti i giorni, dai gruppi di teppisti alle organizzazioni pseudo religiose, dalle associazioni di volontariato ai gruppuscoli rivoluzionari o pseudo tali.

V. Pratola

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