IL PRESENTE

3° parte

   Le civiltà sono nate e fiorite là dove gli uomini sono stati costretti ad incontrarsi e a comprendersi vicendevolmente facendo proprio, e quindi trasformando, ciò che era degli altri.  E’ la realizzazione di quella apertura mentale e di quella disponibilità agli altri che, normalmente, sono caratteristiche riconosciute ai viaggiatori, agli esploratori i quali restano se stessi pur modificandosi continuamente a contatto con altre esperienze umane.

    La lotta per la soddisfazione dei bisogni primari dell’esistenza ha sempre lasciato, anche ai primi uomini, del tempo per coltivare altre attività, come la pittura, la scultura, la scoperta e la meraviglia della natura e soprattutto il culto dei morti che ha sollecitato le sue attività mentali verso l’ignoto, incrementando il desiderio di andare al di là del presente e del reale, in un mondo affascinante, terribile ma desiderato e sognato.

   Il linguaggio, da quello figurato dei graffiti, dei disegni, delle sculture e poi soprattutto della parola, da quella tramandata oralmente a quella scritta,  ha condotto l’uomo oltre tutti i confini della sua esistenza nel tempo e nello spazio e del suo campo di esperienza vissuta:  è il cammino della civiltà.

   Oggi si parla molto dell’intelligenza artificiale come possibile pericolo per l’umanità, ma ciò non può essere se si pensa alla diversità sostanziale tra la macchina creata dall’uomo e l’uomo stesso.  Per quanto potente possa essere una macchina essa non può andare al di là della composizione dei dati.  Le sue soluzioni sono il risultato di combinazioni di dati, combinazioni effettivamente molto superiori alle possibilità intellettive dell’uomo, ma questi ha qualcosa in più che gli permette di andare al di là dei dati in suo possesso.  Basta pensare ai geni matematici, ai geni artistici, agli inventori che sono sempre esistiti nella storia dell’umanità.

  L’uomo è energia, un’energia immensa, concentrata in un punto che esplode conservandosi e trasformandosi.  Nella fisica classica si diceva che la natura non facit saltus e invece li fa, soprattutto nell’uomo.

   Già fisicamente, l’uomo è un concentrato stupefacente di energia:  il corpo è costituito di miliardi di atomi e l’atomo è simile al sistema solare,  La distanza della terra dal sole è di circa 50 milioni di chilometri e il diametro della terra di circa 14 mila chilometri,  Se riducessimo la dimensione della terra a 14 centimetri, il sole si troverebbe a 1,5 chilometri di distanza, uno spazio enorme che aumenta a dismisura se consideriamo le distanze tra sistemi solari e galassie.  E’ lo stesso spazio che c’è tra atomi e molecole, in proporzione, che costituiscono il corpo.  Ma lo spazio non è vuoto perché è pieno di energie di cui conosciamo soltanto alcune.

   Già quasi un millennio fa Plotino riteneva che non fosse l’anima ad essere dentro il corpo, ma il corpo ad essere dentro l’anima:  il corpo è dentro l’energia e il corpo è energia, quella che gli antichi chiamavano anima.

  D’altra parte anche il Cristianesimo, nel Prologo al Quarto Evangelo di San Giovanni, considera il creato come produzione del Logos ossia pensato o meglio pensiero (In principio era il Verbo e il Verbo era Dio … e tutto fu fatto attraverso il Verbo.   

   E il pensiero non è energia?

   Anche se non sappiamo come e perché il pensiero è capace di trasformarsi in energia cinetica, annullando la forza di gravità con la levitazione dei corpi.  La sola forza del pensiero può determinare l’anestesia totale in un paziente sottoposto ad interventi chirurgici o rendere reali situazioni illusorie che provocano reazioni fisiologiche reali con l’ipnosi.

   Torniamo all’uomo, questo meraviglioso microchip in cui convergono, permangono ed operano tanti e diversi fattori, da quelli genetici a quelli acquisiti nel corso della propria esistenza, in una unità che è tutti loro senza essere nessuno di essi.  Ogni uomo è diverso dagli altri, perché sia i fattori genetici e sia quelli ambientali, anche se comuni, non hanno mai la stessa valenza e lo stesso peso nella  loro   composizione.   Il risultato del comporsi di questo numero incalcolabile di fattori non è infatti mai una somma, ma una sintesi creativa, originale non necessariamente prevedibile o riconducibile ai fattori da cui è scaturita.  Per questo è sempre possibile la genialità e anche i cosiddetti miracoli: ingiustificabili, imprevedibili, a volte assurdi fenomeni umani.  Il presente è il vivente che cresce del suo passato, conservandolo e rinnovandolo continuamente nella sua attualità dinamica.

   Ciò, tuttavia, non significa che il processo sia necessariamente progressivo e irreversibile, nel senso che  il passato, prossimo o remoto, può sempre acquistare una rilevanza diversa nella sintesi personale provocando comportamenti che in psicologia vengono considerai come forme di regressione. L’istinto e la ferinità che fanno parte della natura umana possono sempre emergere a condizionare i comportamenti umani, soprattutto quando certe situazioni ambientali e sociali concorrano a sollecitarli.  Ciò comporta che le stesse situazioni  sociali, ambientali, umane si colorano diversamente e acquistano significato e valenza del tutto diversi col variare dell’ottica valutativa.  Basta pensare alla violenza:  condannata in sé trova sempre delle motivazioni attenuanti o giustificative quando è vista come giusta reazione  a un’ingiustizia subita, magari molto tempo prima o magari possibile nel futuro.  E non è questione di malafede, perché quasi sempre scaturisce da una convinzione profonda che fa venir meno ogni altra valutazione.

Pratola Vittorio

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