4° parte
Nel cervello, soprattutto quello umano, avviene la trasformazione dell’energia neuronica in una forma di energia di cui conosciamo le manifestazioni, ma di cui ignoriamo la natura. Questa forma di energia, infatti, per noi consiste, è in quanto si esplica nella sfera affettiva e in quella intellettiva, come stati d’animo e come funzioni che sono rappresentative, associative, creative, astrattive, concettualizzanti che, in una parola, sono il pensiero, le quali, nel loro articolarsi ed integrarsi costituiscono l’unità dinamica, unica e irripetibile di ogni io. Ma sono anche gli stati d’animo, le emozioni, i sentimenti, le passioni che hanno una costante incidenza sulla dimensione corporea. Soprattutto le forti emozioni e le passioni operano nella dimensione fisica in modo evidente, provocando tremori, brividi, eccitazione, sensazioni di freddo e colpi di calore, fino alle malattie psico-somatiche. Sono causa di fenomeni fisici che opera in modo metafisico, nel senso etimologico del termine, ossia al di là della fisica: è il processo di esplicazione e di trasformazione di una forma di energia in un’altra
La trasformazione dell’energia è reversibile, in quanto la vita psichica, soprattutto quella originale e creativa, che caratterizza l’unicità e l’irripetibilità di ogni soggetto, diventa suono, immagine, parola per il cui tramite si trasmette ad altri soggetti che la integrano nella loro dimensione unitaria restituendola diversificata ad altri.
L’energia psichica si trasmette, si articola, si arricchisce attraverso l’individuo che, nella sua diversità rispetto agli altri, attinge da essi nuovi elementi di dinamica trasformazione. Maggiore è il numero delle relazioni che il singolo individuo stabilisce durante la sua esistenza e più significativo e incidente è il suo contributo alla Vita. Nel trascorrere delle generazioni Il nucleo psichico originario non è lo stesso, in quanto nel tempo si conserva la varietà delle possibilità di attuazione della dimensione individuale e quindi della sua diversificazione, del suo valore e del suo significato nel contesto storico dell’umanità, cioè della Vita. Tutto ciò è evidente perfino nelle differenze che dividono le generazioni prossime. Pensiamo a certe tensioni che sorgono tra genitori e figli, quando i primi restano ancorati al loro passato, perché ripiegati su se stessi, mentre i figli hanno maturato nuovi orizzonti. In effetti nell’uomo moderno sussiste l’uomo antico per cui, mentre il primo comprende il secondo, per questi sarebbe incomprensibile tuttp quello che è venuto maturando nel tempo.. E ciò è ancora evidente nel confronto di alcune popolazioni dell’Amazzonia e le società moderne.
La vita psichica cresce con l’individuo, ma può anche arrestarsi, per mancanza di apporto dall’esterno o per il venir meno della riconduzione alla propria unità, per eccesso di sollecitazioni esterne o per mancanza di assimilazione personale. E’ quello che avviene ed è avvenuto quando l’essere umano è stato allevato da animali o quando vive in un ambiente gravemente degradato, in cui dominano esclusivamente i bisogni primari della sopravvivenza.
Nella nostra società, consumistica, è aumentato il numero dei bisogni che si considerano indispensabili per l’esistenza e la vita diventa una corsa alla loro ricerca che, se vengono trivati, si rinnova e cresce come ansia di avere di più. Non c’è tempo per coltivare interessi che comportano l‘uscita da sé per incontrare e vivere situazioni diverse, viene meno il rapporto umano e la sua forza espansiva della dimensione umana. L’individualismo che sempre più si esaspera chiude l’individuo in sé, lo isola e lo limita nel mondo ristretto della sua temporalità e spazialità. Soprattutto i giovani non riescono ad integrare in sé i messaggi che provengono loro dall’esterno, ossia non riescono ad assimilarli e a personalizzarli. Più che vivere, il giovane tende a farsi vivere, è vissuto dall’esterno che gli propone una serie frenetica e formale di sollecitazioni che non riesce a far proprie e che lo travolgono in un vortice in cui si perde. La conseguenza immediata è che perde il senso di sé, si sente solo ed insicuro e ha bisogno di chi come lui è alla ricerca di se stesso.
La vita acquista la sua dinamicità creativa quando l’apporto che possono dare gli altri viene assimilato, trasformato e intgrato della propria dimensione a costituire una personalita aperta e disponibile ad accogliere nuove sollecitazioni. Quando l’esistenza diventa frenetica ricerca di formali ed esteriori soluzioni, l’individuo resta al di qua di esse, incapace di attivarsi e di dare un proprio contributo alla sua crescita e agli altri. In lui non si attiva quel processo dinamico che è disponibilità e apertura a nuove relazioni che entrano, soggettivate, nella sintesi individuale a a rendere possibile l’apertura di nuovi orizzonti.
Il frantumarsi delle relazioni sociali, sempre più superficiali, sempre più formali, lasciano lo spazio a quel senso inconsapevole di insufficienza e di debolezza che nella vita primitiva porta alla violenza. Violenti sono i giovani anche perché l’ambiente sociale li respinge e li lascia soli con se stessi alla ricerca dell’ottenimento di quei beni materiali che sembrano sempre più indispensabili e che lasciano sempre il vuoto dopo di sé.
Quello che manca effettivamente ai giovani è la possibilità di uscire da sé per tornare in sé, manca il tempo di una solitudine operosa in cui il dato diventa acquisito, ossia entra a da parte del proprio patrimonio personale e condizione attiva che rende possibile l’apertura di nuovi orizzonti.
Formale è la società, formale è diventata la famiglia, formale è la scuola. In nessuna di esse i giovani trovano lo stimolo a diventare se stessi, a crescere, maturando la responsabilità delle proprie azioni, una responsabilità che si acquisisce gradualmente, giorno per giorno, non in funzione di un utile immediato, ma come conquista del senso di sé, della propria identità irripetibile. Diventare responsabili significa affrontare le difficoltà, rischiare, decidere e accettare, non subire passivamente le conseguenze che ne conseguono. Le famiglie, purtroppo, quasi sempre sono soltanto protettive e in ogni occasione deresponsabilizzanti, perché minimizzano le responsabilità che, molto spesso, attribuiscono ad altri. La società formale, soprattutto attraverso la scuola, appiattisce gli individui dietro dei pezzi di carta, i diplomi, che coprono una falsa uguaglianza e che favoriscono chi si adegua più facilmente a questa formalità vuota.
Per fortuna, o meglio per legge di natura, la vita continua, malgrado gli ostacoli che la società moderna pone in essere, perché accanto ad individui che si abbandonano alla loro miseria ce ne sono tanti altri che riescono ad essere se stessi, che diventano capaci di uscire dai propri limiti spaziali e temporali ed assurgere a dimensioni nuove ed imprevedibili.
E’ la vita che continua.
Pratola Vittorio
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